Articolo a cura della Dott.ssa Ilaria Gambardella

Specialista in Otorinolaringoiatria

Cos’è l’acufene?

Immaginate di sentire un suono come un fischio, un ronzio, un sibilo, un fruscio o un soffio e che esso sia costante oppure alterni momenti in cui lo sentite e altri in cui scompare.

Può essere presente in un solo orecchio, in entrambi o nel centro della testa, magari cambiando di intensità.

Fino a qui nulla di strano: nella nostra quotidianità siamo continuamente sollecitati da esperienze sensoriali di tipo uditivo.

Pensate ora di sentire questo suono in assenza di uno stimolo esterno.

Voi lo percepite, ma nell’ambiente circostante non vi è nulla che lo produce. Questo è ciò che accade a chi soffre di acufene.

La parola acufene deriva dal greco e significa ἀκούω «udire» e ϕαίνομαι «manifestarsi, apparire». L’acufene è spesso chiamato anche tinnito (in lingua latina tinnitus significa squillo).

La maggior parte delle persone ha avuto nel corso della vita esperienza di un acufene di breve durata in seguito all’esposizione di suoni ad elevato volume, ad esempio all’uscita da un concerto, da una discoteca o da un ambiente con macchinari molto rumorosi come una fabbrica.

Diversa da queste esperienze occasionali è la condizione di chi riferisce un acufene prolungato o cronico.

Quest’ultimo colpisce dal 10 al 19% della popolazione adulta e nonostante molte persone non manifestino intolleranza a questo sintomo, per qualcuno l’acufene può rappresentare una problematica costante, meglio descritta come un’esperienza emozionale ed uditiva negativa che interferisce significativamente nello svolgimento delle attività quotidiane.

Quali sono le cause degli acufeni?

La ricerca delle cause dell’acufene è complessa soprattutto in quanto si parla di un sintomo e non di una malattia a se stante. Ciò significa che l’acufene è una sorta di indizio che può informarci della presenza di una patologia come ad esempio quelle che riguardano l’orecchio.

In particolare per l’orecchio esterno potrebbero giustificare l’insorgenza dell’acufene:

  • un semplice tappo di cerume
  • un’infezione del condotto uditivo esterno (otite esterna)
  • le malformazioni dei tessuti (osteomi, fibrosi, atresia).

Per l’orecchio medio patologie come:

  • un’otite media acuta o effusiva
  • l’otosclerosi
  • la presenza di un tumore glomico o di una fistola artero-venosa all’interno della cassa del timpano.

Infine l’orecchio interno (in particolare la coclea e il nervo acustico) può essere colpito da:

  • patologie vascolari
  • degenerazioni dovute all’età (presbiacusia)
  • ipoacusia da esposizione a rumore
  • utilizzo di farmaci ototossici
  • malattia di Ménière
  • malattie neoplastiche (neurinoma dell’VIII nervo cranico), dismetaboliche o autoimmuni, ecc..

Tuttavia quando si parla di acufene si deve ricordare che questo sintomo chiama in causa diverse discipline; esistono infatti condizioni patologiche spesso associate all’acufene come patologie muscolari (mioclono palatale o del tensore del timpano), disfunzione dell’articolazione temporomandibolare o cervicale, depressione maggiore o disturbi d’ansia, ecc.

Cosa si deve fare se insorge un acufene?

Essendo un sintomo complesso, l’acufene prevede un approccio multidisciplinare. Uno dei primi specialisti che spesso viene consultato è l’Otorinolaringoiatra.

L’anamnesi effettuata durante la visita sarà fondamentale per la diagnosi, la caratterizzazione della severità dell’acufene e il riscontro della presenza di patologie associate.

E’ importante valutare le caratteristiche del sintomo (Da quanto tempo? E’ pulsante? Mono o bilaterale?), se c’è perdita soggettiva dell’udito, una storia di esposizione al rumore, presenza di vertigini o altri disturbi dell’equilibrio e se il paziente assume terapie farmacologiche per altre patologie.

Si procede quindi ad una valutazione clinica per escludere cause fisiche possibili con un esame di naso, gola e ovviamente orecchi (escludere che ci siano tappi di cerume o altre patologie dell’orecchio esterno o medio diagnosticabili con una semplice otoscopia).

Un’indagine completa dovrebbe sempre includere l’utilizzo di esami strumentali come l’audiometria tonale e l’impedenzometria che potrebbero rivelare un quadro di ipoacusia misconosciuto, a volte monolaterale, o anomalie che possano suggerire un danno cocleare.

Si può quindi procedere ad approfondimenti radiologici con risonanza magnetica nucleare delle rocche petrose e dell’encefalo soprattutto in caso di un acufene monolaterale, pulsante, anomalie neurologiche e ipoacusia asimmetrica.

Acufene e qualità di vita

Solo una piccola proporzione dei pazienti che lamenta un acufene (5-8%) riporta sofferenza ed intolleranza a questo sintomo. Può infatti accadere che dall’acufenometria (esame non invasivo che misura l’intensità e la frequenza dell’acufene) l’acufene sia valutato di lieve intensità, ma che la persona che ne soffre lo percepisca intollerabile, talvolta accompagnato a sintomi depressivi o ansiosi , insonnia, difficoltà di concentrazione. Per questo motivo esistono numerosi test per misurare il livello di severità dell’acufene in termini di qualità della vita come il TQ (Tinnitus Questionnaire) o il THI (Tinnitus Handicap Inventory).

Esiste una terapia?

Secondo la classificazione di Tunkel et al.(2014), dalle analisi strumentali l’acufene può essere classificato come:

– primario, se idiopatico cioè un sintomo non riconducibile ad una causa organica conosciuta

– secondario, se associato ad un determinata causa sottostante o una condizione organica identificabile, come ad esempio le patologie dell’orecchio sopraindicate.

Nonostante questa distinzione anche quando l’acufene risulta avere una causa organica il professionista è consapevole della difficoltà di trattamento del sintomo e della rete multi-professionale specializzata necessaria per questi pazienti.

Al momento infatti non vi sono evidenze cliniche che provino l’efficacia specifica di alcun farmaco o integratore nel trattamento dell’acufene.

Le linee guida europee per l’acufene soggettivo (Cima et al. 2019) suggeriscono che l’unico trattamento ad oggi raccomandato sia una terapia cognitivo-comportamentale, basato sull’utilizzo di strumenti quali counselling, mindfulness, rilassamento, educazione, ecc.

Tali trattamenti hanno l’obiettivo di lavorare sul rapporto che il paziente ha con l’acufene, i pensieri disfunzionali e le emozioni negative associate alla condizione di cronicità del sintomo.

Presso il Poliambulatorio FKTherapy di Ponte Taro di Noceto in provincia di Parma lavorano professionisti specializzati nella diagnosi e trattamento dell’acufene.

Vai al link https://www.fktherapy.it/chi-siamo  se vuoi saperne di più sui nostri professionisti che si occupano di acufeni

Dott.ssa Ilaria Gambardella Otorinolaringoiatra

Dott.ssa Elisa Frignani Fisioterapista specializzata in trattamenti osteopatici

Dott.ssa Chiara Rainieri Psicologa e Psicoterapeuta

Chiama il 05211401934 o il 3881486095 per informazioni o per prenotare una visita.

Non perdetevi gli articoli delle prossime settimane dove approfondiremo meglio gli aspetti psicologici legati all’acufene e il trattamento degli acufeni causati da DTM.

Riferimenti bibliografici:

R. F. F. Cima et al -A multidisciplinary European guideline for tinnitus: diagnostics, assessment, and treatment – HNO 2019 · 67 (Suppl 1):S10–S42