Articolo a cura della Dott.ssa Donatella Parizzi – Nutrizionista
Il nostro organismo, quando incontra batteri e virus, per difendersi utilizza il sistema immunitario.
Cerchiamo di capire insieme come funziona!
Il sistema immunitario si avvale di due meccanismi: l’immunità innata e l’immunità specifica.
L’immunità innata è molto sviluppata nel bambino, riconosce velocemente il “nemico” e lo annienta attraverso i macrofagi, cellule capaci di mangiare letteralmente il patogeno, i linfociti TS, e le cellule dendritiche che sono incastonate nella parete intestinale e ricevono informazioni continue su tutto ciò che transita nel tubo digerente.
L’immunità specifica ha come protagonisti i linfociti B capaci, su stimolazione, di produrre anticorpi specifici per ogni patogeno; possiamo quindi paragonare questo sistema ad un “archivio” che viene continuamente aggiornato e al quale si può accedere per avere informazioni. Nell’adulto questo metodo è il più utilizzato e si basa essenzialmente sulla “memoria” ossia sull’esperienza acquisita attraverso la produzione di anticorpi.
Quando si dice che l’allattamento è fondamentale si fa proprio riferimento che con il latte, la mamma passa al bambino tutti i suoi anticorpi rendendolo meno vulnerabile.
Quando però noi veniamo a contatto con un virus sconosciuto, il nostro organismo viene colto di sorpresa non avendo anticorpi e cioè informazioni e mezzi con cui combatterlo.
In questa situazione la velocità di azione è fondamentale per evitare complicazioni.
Per attuare una difesa veloce deve entrare in funzione il sistema dell’immunità innata, quindi macrofagi, cellule dendritiche e linfociti T.
In particolare i linfociti TS hanno un azione molto efficace e tra questi ricordiamo i Natural Killer, che attraverso la produzione di interferone gamma (INF) uccidono le cellule infettate; vi ricordo infatti che i virus entrano all’interno delle cellule e le utilizzano per riprodursi.
Come si fa a potenziare questo importante meccanismo di difesa?
Nell’adulto il 70% del sistema immunitario si trova nell’intestino e i batteri, che costituiscono il microbiota intestinale, interagiscono con il sistema immunitario attivandolo o sopprimendolo.
Perché ciò avvenga correttamente l’apparato gastrointestinale deve essere in buona salute.
Recentissimi studi sul covid-19 hanno ampiamente dimostrato che il virus attacca più facilmente chi ha una situazione infiammatoria in atto.
Nei pazienti sospetti o affetti da covid-19, per gestire al meglio la malattia, si deve risolvere anche la minima disbiosi intestinale perché aggrava la situazione; il virus per entrare si lega ad un recettore ACE2 presente sia a livello polmonare che intestinale.
In un microbiota intestinale in salute, i batteri producono sostanze bioattive che stimolano i macrofagi e la produzione di INFgamma con la conseguente distruzione delle forme virali.
I Bifidobatteri sono tra i generi batterici intestinali meglio specializzati nell’organizzare una efficace risposta immunitaria; una sensibile riduzione di questi batteri si osserva negli anziani e dopo una terapia antibiotica.
Diventa opportuna la somministrazione di prebiotici mirati, allo scopo di integrare eventuali carenze o prevenirle.
Altrettanto indispensabile è garantire a questi batteri il nutrimento, affinchè possano riprodursi e lavorare; a questo scopo l’alimentazione ci corre in aiuto! Arricchendo la nostra alimentazione di cibi ricchi di fibre (come avena, alghe, funghi, verdure) forniamo al nostro organismo i Betaglucani, che sono nutrimento di elezione per i Bifidobatteri.
Presso il poliambulatorio FKTherapy di Ponte Taro di Noceto in provincia di Parma lavora Dott.ssa Ilaria Falvo, Biologa Nutrizionista specializzata in Scienza dell’Alimentazione e Dietetica applicata.
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